Critica artistica

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GIORGIO FALOSSI

Petrosino Luigi: un viaggio nell'arte

Una pittura che, attraverso i vari cicli mantiene la personalità dell’autore che si articola nelle esplorazioni dell’arte contemporanea. Ne rimane una presenza viva e sempre allerta della condizione esistenziale dell’uomo, nello scandagliare il pensiero, l’animo, le reazioni di una realtà leggibile nel volto umano.
Ed è il volto lo specchio comune di esseri che sono simboli che esprimono il dramma della società, il mistero di una presenza che tutti sentono e che l’arte di Luigi Petrosino esprime con accorgimenti delle linee, con l’acutezza dei colori.
Non c’è il corpo, ma solo ad una parte del corpo è affidato il compito di trasmettere il messaggio, spesso al volto, qualche volta alle mani. E’ un susseguirsi di invenzioni facciali in cui vi si può leggere un aspetto satirico. Vi ritroviamo condottieri, politici, uomini di chiesa o comunque di potere nel ciclo storico, negli avvenimenti salienti, nel consolidarsi delle favole e delle avventure revocate a consumo dell’umanità, con crudezza lacerante. Sullo sfondo, spesso, un simbolo inequivocabile per segnare una appartenenza, la bandiera, ed appunto “Periodo delle Bandiere” è definito il periodo di appartenenza di questi lavori.
La novità dell’ultimo periodo del lavoro di Luigi Petrosino è da ricercare nella sua proposta di riflessione da considerare portatrice di tradizioni e di memoria, di esperienza imprevedibile ma sempre aperta con la realtà che è spesso vicenda, emozione, malessere.
Ed il viaggio dell’artista, che non si conclude mai, in quanto esploratore del tempo, fa seguito ad un periodo dove la definizione di attività artistica è affermazione di una formatività fatta di idee, fuori dalla illusione figurativa o dalla passeggera impressione.  Un processo che punta su una realtà culturale libera dalla normalità e che nella sua libertà si fa stimolo e germe di infinite esperienze. Perciò, quello che potrebbe apparire una formula stilistica è invece il frutto e la scoperta di un mistero di un lato della vita trascurato e da capire dopo lunga contemplazione.
Ed ecco che si conferma questo suo periodo che si avvale del dato ottico percettivo, fatto di un reticolo di segni. E del segno è il trionfo. Un periodo che Luigi Petrosino contraddistingue con il nome di “Scritture celesti”. Scritture che sono sempre in movimento, dinamiche e sempre legate a successivi momenti di azione, lo scorrere della vita attraverso la memoria.
Segni arcaici, geometrici, mobili o in primo piano, oscillanti dal centro alla periferia, senza materia o profondamente inseriti in essa. Un viaggio lungo ed avventuroso che in questo periodo si esprime in occasione e richiami, qualche volta con procedere del ritmo, talvolta segnati da folgorazioni e scontri, senza mai un momento di sosta.
Il colore ora è unico, monocromo. Sul colore intenso di azzurro, Luigi Petrosino scrive la sua storia, i suoi furori e le sue distorsioni. La sua arte è gioia di vivere, passione urlante ed occasione per esprimere forza e temperamento. La scrittura è la chiave che illumina il senso dell’esistenza e la trasmette per generazioni. Diventa memoria e riflessione. Simbolo e forza, chiave per capire il susseguirsi del tempo come sviluppo di civiltà e il perdurare dell’impegno per il suo trionfo.
Così nel segno della superficie monocroma si conclude la rivalutazione dello spazio per far trionfare l’intelletto e la spiritualità, si conclude il trionfo della fantasia che realizza luci e ritmi sulla tela sollevando la curiosità e le fantasticherie dell’osservatore.
E come ogni artista che si rispetta dobbiamo ricordare che Luigi Petrosino viene da una gioventù figurativa, da un  iniziale momento da ricordare come "Periodo Accademico".
Personaggio di studio e di cultura ci segnala subito che sa anche disegnare, che tutto il suo lavoro nasce da basi solide e senza ombre di equivoci. L’artista giovane dipinge reali nature morte unicamente per discostarsene ed entrare nella via dello spirito infinito, onde attingere l’indispensabile ebbrezza che fa rimarginare ferite ed incomprensioni, ma che ti fa anche sentire il prurito acuto dell’ignoto e la raffinatezza del vivere. E’ la partenza di un artista che già molto cammino ha percorso, con le sue idee, con la sua esperienza, adeguando con il tempo il suo linguaggio a quello di una società che corre veloce pur nelle varie incertezze e nei vari squilibri.

Milano, Gennaio 2006


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