Critica artistica

Achille Pace, Alfredo De Benedetti, Antonietta Caruso, Nicola Sorella, Silvana De Gregorio, Anna Francesca Biondolillo, Giorgio Falossi, Sandro Serradifalco, Leo Strozzieri, Carlo Fabrizio Carli, Dino Marasà.

SILVANA DE GREGORIO

Le opere che Luigi Petrosino propone in questa occasione espositiva racchiudono ciascuna un atto di sintesi di differenti percorsi espressivi. Di essi infatti celano discretamente la lunga elaborazione, ma manifestano con energia la riduzione dei mezzi linguistici e degli strumenti del fare arte: piani, rette, curve, segni, colori, materia; offerti alla visione su piani percettivi molteplici, pronti ad emergere o ritrarsi in una mutevole gerarchia dialettica destinata a un fruitore designato benché non individuato.
La densità visiva che nella ricerca artistica della fine degli anni Ottanta si è imposta come urgente figurazione del contemporaneo – storia o cronaca del presente – proposta con la forza di immagini-simbolo e di denuncia della potenza di affermazione e sopraffazione dell’uomo, in un crogiuolo cromatico di tinte esaltate dai reciproci contrasti; sembra approdare verso i termini di uno spazio geometrico dove forme e cromatismi continuano ad interagire per intrinseche qualità e accurate scelte tecniche. Ancora una volta la contemporaneità affiora prepotente e identificabile attraverso i segni alfanumerici dei linguaggi del nostro tempo.
L’espressione figurativa si fa più essenziale nella recente produzione , ma il bisogno dell’artista, di procedere a una riduzione della forma e del colore, ha dapprima attraversato l’elaborazione di immagini archetipiche di matrice classica -  colonne, capitelli – come ritorno ad un ordine interiore che, prima della razionalizzazione in forme geometriche, cerca percorsi evolutivi nelle possibilità di curve e spirali.
Ora sulla tela trovano ragione di esistenza forme-materia, parti di oggetti recuperati nel quotidiano, destinati all’ ”usa e getta”, che l’artista fa vivere in una azione mimetica e di manipolazione della qualità e delle caratteristiche del prodotto industriale, che si nobilita nella estrema assunzione di puri valori formali.
Il rigore espressivo trova così piena formulazione nella trama ordinata delle opere, dove il colore assume sempre più il valore timbrico del bianco, e dove i segni del linguaggio moderno lasciano il posto ai crittogrammi di una lingua antica forse ancora da decifrare nei suoi misteriosi contenuti.

Dicembre 1993


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